New York

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martedì 29 dicembre 2015

La fine di un inizio e l'inizio di un nuovo inizio

È come il fuoco che si accende la notte di San Lorenzo in spiaggia. Il sole fa capolino all'orizzonte colorando il mare di rosa e arancio. Il fuoco intorno al quale hai trascorso la nottata non c'è più, eppure continui a fare attenzione a non calpestare la brace. Sai che ti scotteresti. 
I ricordi della mia America li evito proprio come evito la brace la mattina dell'11 agosto. Sbaglio. So di stare sbagliando.
Forse avrei dovuto scrivere questo post tempo fa, come spesso mi ha ripetuto mia madre che sembra aver apprezzato parecchio questo blog, invece ho procrastinato (e non per mancanza di voglia).
Anche dicembre sta andando via, lasciando in me quell'incredulità che provi quando durante l'ora di matematica guardi l'orologio e, stanco della goniometria, realizzi che sono passati solo dieci minuti.
I ricordi degli Stati Uniti tormentano la mia mente, la distolgono da quella che è tornata ad essere, con immensa malinconia, la vita di tutti i giorni.
Questo post non lo scrivo dalla mia cameretta americana, quella con il parquet impolverato ed il letto a castello; non lo scrivo dal luogo che ho tanto amato quanto disprezzato (e mi rimprovero, perché parlare di disprezzo è così triste). Questo post lo scrivo seduto sulla poltrona della mia scrivania con il sottofondo della sigla del TG1; lo scrivo in treno; lo scrivo, ancora una volta, stravaccato sul divano del mio salotto.
"Don't cry cause it's over, smile cause it happend", scrivono alcuni exchange student alla chiusura dei loro blog.
Non piangere per me è stato impossibile. Vi racconterò di un'America contraddittoria, di un'America tanto sognata quanto condannata, tanto idolatrata quando odiata, perchè, la medaglia, ha sempre l'altra faccia.
Il lato oscuro dell'America si è presentato a me in modo tanto improvviso, violento e crudele, da sconvolgere la mia vita e cambiarne svariati aspetti.
La vita americana sembrava essere fatta per me; ero in un film, ero nel più bello dei sogni, vivevo intensamente ogni singolo giorno della  mia avventura. Ma, ancora una volta, come dice la mia saggia mamma, quando tutto va troppo bene, devi aspettarti un fulmine a ciel sereno.
Mi sentivo oramai popolare nella mia high school, ero il ragazzo italiano che veste skinny jeans e cammina in modo cool. La gente mi salutava pur senza conoscermi, e i professori mi facevano domande sull'Italia. Ero l'italiano della Carrington High school e ne andavo fiero. Ogni giorno aspettavo con gioia la fine del quarto periodo, e non appena la campanella suonava, mi dirigevo verso l'armadietto per lasciare i libri e correre verso la mensa dove i miei amici mi stavano aspettando. Osservavo Candace mangiare la sua zuppa e parlare a bocca aperta; poi c'era Austin concentrato sulle sue patatine; ascoltavo Alli che mi descriveva il piatto del giorno; ridevo fissando Billy che rubava gli avanzi dai piatti degli altri; dopo il pranzo mi fermavo in corridoio a parlare con Aishlee, Jessica, Purple e altre sophmore (nessuno può immaginare quanto mi mancate). Si dice che farsi delle aspettative non sia che illusorio, eppure tutti hanno delle aspettative. Anche io ce le avevo e, sembrerà un'esagerazione, ma l'esperienza che stavo vivendo non stava per nulla deludendole.
È stato come toccare per mano, solo per un istante, la mia più grande ambizione e poi... boom, vederla sfuggire in in un istante ancora più breve e veloce. È stato come arrivare in cima, prendere fiato e poi precipitare verso il basso. "It's hard to swallow", avrebbe detto un americano... e lo avrei detto pure io che, mai quanto in quel periodo, mi sentivo per davvero parte di qualcosa...parte di quella America che stavo conoscendo.
Quel fulmine a ciel sereno è arrivato con tanta prepotenza, quasi a volermi dilaniare internamente.
Gli Stati Uniti sono quella nazione che tra  bianco e nero non ci vede il grigio; che sa  portare in alto i tuoi sogni, ma anche discriminarti; che si preoccupa più per la facciata generale dell'intero stato che per il singolo in quanto persona; che permette ad una coppia di omosessuali di metter su famiglia, ma che uccide per punire; che spesso se sei nero sei nella "merda" più di quanto non lo sarebbe un bianco; che crede in Dio, ma che ti permette di avere un fucile in casa e di usarlo quando ti pare e piace per fare una strage in un college o in un cinema; che "se stai male imbottisciti di psicofarmaci e falli prendere anche a tua figlia in crisi adolescenziale".
Ho vissuto da vicino alcune di queste contraddizioni presenti negli States, e per questo son tornato qui. A casa. A piangermi addosso per un sogno infranto. 
Agli Stati Uniti non interessa sapere le circostanze che ti hanno portato a determinate azioni o situazioni. C'è una costituzione, ci sono delle leggi; esse bastano per decidere del destino di un individuo. Una scritta su un pezzo di carta è sufficiente. La tua persona è secondaria, la tua vita non conta. 
Non importa per quale motivo un ragazzo straniero, senza ancora la sim americana per poter effettuare chiamate e con la consapevolezza di dover seguire determinate regole, si trovi nel garage di casa di una conoscente circondato da ubriachi mai visti prima in vita sua. Non importa di chi lo difende, non importa cosa egli abbia da dire, non interessa nemmeno sapere se il ragazzo in questione sia vittima o trasgressore. Ciò che importa è quella legge, quella stupida regola da applicare senza alcuno scrupolo. 
Se la persona in questione fosse vittima però, si va ad intaccare la tanto nominata dall'America felicità. E ancora altre contraddizioni.
Ricordo bene quella sera, quel senso di paura che sembra ormai, dopo quel momento, non avermi più lasciato. Ricordo l'arrivo di quella gente strana con alcolici in tasca, ricordo i loro visi assenti, ricordo i padroni di casa ballare con la vodka in mano, ricordo l'espressione del tipo per il quale, per un'improvvisa ed incontrollabile paura, ho ingerito quel goccio di birra.
Ricordo di quando si è sentito bussare alla porta, della polizia che è entrata, di quel panico che mi pervadeva, di quel numero... 0.001. Non è importato nemmeno di quel numero. Non è importato di nulla.
Ricordo ciò che è successo nei giorni seguenti. Lo ricordo ora e lo ricorderò per sempre. Alcune immagini non ci lasciano mai; forse la loro carica emotiva andrà via via scemando, ma quei ricordi saranno sempre lì, dentro di me... occupando disgraziatamente un posto d'onore nella mia mente.
Il buio della mia cameretta rispecchiava il mio umore. Fissavo per infiniti minuti la mia valigia, era ancora lì dove l'avevo lasciata quando ero arrivato. I battiti del cuore a momenti mi rompevano le costole. Quella valigia l'avrei dovuta riempire nel giro di pochi giorni. Non ci credevo. Volevo solo addormentarmi e svegliarmi quando tutto questo sarebbe terminato. Piangevo, pensavo di aver esaurito tutte le lacrime...e invece ora, con assoluta certezza, posso dire che di lacrime ne ho ancora tante.
L'arrivo del nuovo anno si avvicina e non posso che sentirmi nel luogo sbagliato, pieno zeppo di delusioni e voglioso come non mai di prendere un aereo e partire. Non so per dove, solo partire.
Lo scorso capodanno è stato particolarmente magico; era l'anno della partenza, della realizzazione del sogno.
Non posso dire che questa esperienza finita tanto tristemente mi abbia tarpato le ali. Direi, anzi, che il mio spirito esploratore, la mia voglia di conoscere e viaggiare il mondo si sia duplicata.
Partite, partite alla scoperta del mondo in cui viviamo. L'America mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato che il viaggio ti fa sentire vivo. Per la prima volta ho sentito di stare vivendo intensamente. Ho ancora la pelle d'oca ripensando al momento nel quale, atterrando a Chicago, il mio sguardo ha catturato lo skyline della città elegantemente velato dalla nebbia. Non ero in un film; era la vita reale. C'eravamo solo io e la magia di quel momento. 
Partite perché nient'altro saprà regalarvi simili emozioni. 
Partite perché vi sentirete ricchi pur passando le notti in un hotel a tre stelle cadenti.
Partite perché la vita è troppo breve per essere trascorsa nello stesso luogo.
Partite perché il mondo è pieno di colori e sapori da scoprire.
Partite perché non c'è nulla di più bello che preparare le valigie.
Partite per aprire la vostra mente.
Partite perché non esiste luogo più magico di un aeroporto.

Partite senza pensarci due volte, senza pensare alla destinazione, liberi da pregiudizi e stereotipi. 
Partite perché, in fondo, viaggiare è come sognare-

Ho imparato che sognare porta sofferenza. Ma la vita, proprio come la mia America, mostra sempre il lato oscuro di sé stessa, impossibile negarlo... tanto vale sognare.



 "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi"

I miei occhi sembrano essere ancora quelli verdi di sempre... eppure, guardandomi allo specchio, vedo un nuovo me. Eppure, guardandomi attorno, vedo un nuovo mondo.

Ora e per sempre,

- Andrea, exchange student in North Dakota, USA

sabato 26 settembre 2015

HOMECOMING WEEK

26 Settembre 2015,

E' oramai passato un mese e mezzo dal mio arrivo in America.
E' passato un mese e mezzo e già, con indescrivibile tristezza, penso a quando dovrò lasciare questo posto.
Da un mese e mezzo la mia vita è cambiata.
La mattina vengo svegliato dalle urla delle mie sorelle che litigano tra di loro perché non riescono a trovare  vestiti, non più dall'odiosa sveglia del cellulare; per andare a scuola non prendo più il pullman, uso la bicicletta; la mia famiglia è composta da cinque persone, non più da quattro; conosco tutti e tutti mi salutano, ora vivo in un paesino di meno di 3000 abitanti; la pizza non la mangio più con mozzarella e salame, ma con cheese and pepperoni; a scuola ho un armadietto, devo cambiare classe ad ogni ora, e mettere la mano sul cuore rivolgendomi verso la bandiera, quando il coro canta l'inno americano. Il sabato non vado più a scuola,  durante la settimana non pranzo più a casa, la televisione non la guardo più in italiano.
La mia vita ora è diversa, e non la cambierei per nulla al mondo.
Per la prima volta mi sento davvero parte di qualcosa. Ciò che manca in Italia è il senso di unione, comunità, solidarietà. La settimana dell' homecoming, che si è appena conclusa (sono appena tornato dall'Homecoming dance... è l'1 di notte, già), mi ha fatto capire quanto gli studenti della mia scuola siano orgogliosi di farne parte, quanto ci tengano al concetto di squadra, quanto ritengano importante la solidarietà.
Sentirsi parte di una comunità scolastica ti aiuta a capire che a scuola non ci vai solo per scaldare la sedia e ascoltare ciò che gli insegnanti dicono; la scuola non è solo questo.
Questo pomeriggio (o forse dovrei dire 'ieri pomeriggio'?) la banda della scuola, di cui faccio parte, ha suonato prima della partita di football. Il cielo arancione faceva da sfondo alla sventolante bandiera a stelle e strisce verso la quale tutti si sono rivolti quando Mr. Brown ha dato l'attacco. L'inno americano inizia, e non importa cosa tu stia facendo; ora devi solo mettere la mano sul cuore; ancora una volta senso di comunità, questa volta più in grande, una nazione. Questo è il patriottismo americano.
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Avrei voluto concludere il post la scorsa notte, ma gli occhi mi si chiudevano.
Il motivo di tanta stanchezza era dovuto all'Homecoming dance.
Se frequenterete una high school americana, uno dei periodi più pazzi e divertenti dell'anno, uno di quelli che sono davvero da film americano, è la settimana dell'Homecoming.
Durante questa settimana gli studenti vengono a scuola vestiti in modo più che bizzarro, questo perché ogni giorno ci si veste a tema.
Questi erano i temi della mia scuola:
Monday- flood day
Tuesday- toddlers day
Wednesday- senior citizens day
Thursday- multiplicity day
Friday- spirit day
Bene, posso assicurarvi che se ne vedono di tutti i colori.
Il venerdì, ultimo giorno dell'Homecoming Week, è dedicato a "gasare" la squadra di football della scuola che nel pomeriggio gioca una partita contro un'altra scuola; perciò nelle ultime due ore c'è il cosiddetto 'pep rally', che consiste nel ballo dei senior (noi senior ci siamo cimentati in una coreografia ballando davanti al resto della scuola), discorso del coach di football, canzoni per incitare la squadra di football e giochi stupidi ma divertenti come sleeping bags o tennis ball. E' stata sicuramente una giornata scolastica divertentissima.
Di pomeriggio tutta la scuola, professori e preside compresi, sono seduti sugli spalti per guardare il tanto atteso football game. Dopo che la banda suona alcuni brani tra cui l'inno americano, il match inizia.
Quando la partita finisce si dà inizio alla festa. La mensa della scuola è stata trasformata in una pista da ballo con tanto di luci da discoteca. Quando a mezzanotte la festa finisce, sei distrutto.
This was my Homecoming Week.
Poi c'è il sabato, niente scuola. Compiti, relax, famiglia e amici. Credo che ora sia il momento dei compiti.

Reduce da una pazza, esilarante e divertentissima Homecoming week,

-Andrea



giovedì 10 settembre 2015

ITALOAMERICANO

Le settimane passano, e pian piano comincio ad abituarmi a tutto ciò che mi circonda. Mi sembra oramai normale passeggiare per le strade di Carrington e ogni tanto vedere gli scoiattoli che saltellano nei giardini delle case.
Già sento che questa cultura sta entrando a far parte di me, mi sta cambiando. 
Non sono più solo italiano, mi sento parte di questo posto. 
Ogni giorno è una sfida, una sfida a fare meglio con l'inglese, a mettercela tutta per le amicizie, ad accettare le sconfitte, ad immergersi ancora più a fondo nella cultura americana.
Ci vuole impegno, ma alla fine si viene ripagati. I successi ci sono in tutti i settori: amicizia, famiglia, scuola, inglese. Ma procediamo con ordine...
Inizierei col parlare di quella che è la situazione familiare; Devo veramente tanto alla mia hostfamily! mi sento parte della famiglia e, anche se a volte i miei fratelli litigano un po' troppo tra di loro, non potrei chiedere di meglio. La mia mamma ospitante mi ha aiutato a realizzare il sogno della graduation, l'hostdad mi rallegra le giornate con il suo umorismo, e i miei tre fratelli mi fanno divertire un mondo... sono loro il fulcro familiare, le persone con cui passo più tempo.
La comunicazione in famiglia è essenziale; mai avere paura di domandare o dire qualcosa (permesso per uscire, aiuto con i compiti, eventuali problemi ecc.). Queste persone rappresentano il tuo punto di riferimento, sono la tua famiglia, e come tale vanno trattate. Più mi apro con loro, più vedo che le cose vanno meglio, che quei piccoli problemi che c'erano, spariscono uno alla volta.
Della scuola ho già parlato nel post precedente, qui mi limiterò a dire che procede tutto bene, che devo solo migliorare nell'ascolto. La scuola americana è la scuola americana. Non può non piacere.
Ecco, parlavo dell'ascolto... e qui arriviamo al discorso "inglese"... All'inizio non è semplice; la pronuncia americana è quella che è, capire ciò che la gente dice non è sempre una passeggiata, e esprimersi a volte crea qualche problema. I 9 e 10 in inglese non contano; ritrovarsi a dover comunicare e affrontare qualsiasi discorso in inglese è tutta un'altra cosa. Noi italiani le lingue non le sappiamo nemmeno studiare, so... Comunque non posso lamentarmi, qui mi dicono che il mio inglese è buono, non sto avendo grossi problemi.
Ciò di cui non ho ancora parlato sono le amicizie. Se si parte dal presupposto che qui i ragazzi sono davvero gentili, disponibili e simpatici (la maggior parte), se ne ricava che fare amicizia non è un problema. Ogni volta che esco con qualcuno è una soddisfazione. Ogni volta che conosco gente nuova mi congratulo con me stesso. A scuola saluto metà degli studenti, gli amici ce li ho e credo che quando arriverà il momento di tornare a casa (hey, sono già a casa), sarà difficile salutarli. Credo che alcuni di loro rappresenteranno una fetta importante della mia esperienza, altri rimarranno amici superficiali, altri solo conoscenti. Comunque sia, i ricordi di un posto sono spesso legati alle amicizie/alla gente... proprio per questo ce la sto mettendo tutta. Voglio creare dei rapporti speciali, quei rapporti che quando tornerò in Italia potrò dire "loro sono i miei amici americani".

Non più solo italiano, ma italoamericano...

-Andrew

P.S. Ieri sera noi senior (non tutti, eravamo una decina) ci siamo riuniti a casa di un'amica per organizzare la coreografia per l'Homecoming dance. Tutti i senior dovranno ballare, perciò ieri abbiamo iniziato a provare. It was so funny!! Son curioso di vedere come sarà la settimana dell'Homecoming, non so cosa aspettarmi :')


sabato 29 agosto 2015

Scuola americana: prime impressioni

E' notte fonda qui a Carrington.
Ancora non riesco a credere che la prima settimana di scuola sia terminata.
Ricordo quanto strano sia stato il giorno prima della partenza. E' difficile spiegare ciò che si prova, solo chi ci è passato sa come ci si sente quel giorno.
Sono Arrivato qui il 14 agosto; sono passati solo quindici giorni, eppure mi sembra di essere in America da una vita, l'Italia sembra un ricordo lontano, casa mia è anche questa ora.
La scuola: che dire (?), la scuola americana è proprio come te la immagini.
Il preside è simpatico e più che disponibile, i professori son gentili e divertenti, ogni aula è perfettamente attrezzata, la palestra è amazing.
Mi sembra di essere in un film... precipitarmi all'armadietto quando suona la campanella, pranzare con gli altri senior, andare girando per la scuola con il mio MacBook (sì, qui ogni studente ha un MacBook/iPad), essere nella banda della scuola con il mitico Mister Brown... insomma, questo è l'inizio della mia avventura. Questo è l'inizio del mio sogno. Sono felicissimo, non cambierei nulla della mia situazione.
A scuola il mio livello di popolarità è parecchio alto (applausi), la gente dice che sono cool (probabilmente perché sono uno dei pochi che non si presenta in classe con ciabatte e calze), tutti mi salutano senza nemmeno conoscermi, mi gridano "ciao" nel corridoio e aspettano di vedere la mia reazione... aahhh, americani!
Ma parlando seriamente, credo che il sistema scolastico italiano abbia molto da imparare da quello americano. La scuola italiana non fa altro che ammazzare la curiosità, nauseare gli studenti, renderli schiavi di un libro, terrorizzarli con verifiche e interrogazioni. Come possono pretendere che qualcuno, a settembre, alla tipica domanda "sei felice di tornare a scuola?", risponda di sì?
Bene, qui molta gente è felice di andare a scuola. Il fatto di cambiare classe ad ogni periodo ti aiuta a conoscere più gente (non limitando le tue amicizie ai componenti della classe, come in Italia), l'ambiente scolastico attrezzato e pieno di strumenti e risorse per i ragazzi stimola la voglia di fare (in Italia siamo stimolati dall'intonaco che ci cade in testa dal soffitto).
La scuola, in quanto luogo educativo (e non solo luogo dove essere riempiti di nozioni, formule e date), dà agli studenti la possibilità di scegliere fra numerose attività extra-scolastiche (in Italia abbiamo i famosi PON che puntualmente vengono eliminati per mancanza di fondi); inoltre, tutto ciò che la scuola fornisce è gratis (come libri, strumenti elettronici e partecipazione a sport e club pomeridiani). In Italia non abbiamo nulla e dobbiamo spendere ogni anno i soliti 200 euro per i libri.
In conclusione gli americani, anche se meno preparati di noi (che purtroppo siamo costretti ad essere preparati), affrontano gli studi con un metodo didattico stimolante e decisivamente migliore del nostro, metodo che riesce perfettamente ad unire la pratica e la teoria (se non ho capito male, nella classe di biologia dissezioneremo un gatto).
La scuola italiana è solo un voler far vedere; facciamo vedere che abbiamo i laboratori di scienze e fisica (ma nel corso dell'anno non ci entriamo una volta), facciamo vedere che abbiamo delle rigide regole (e poi a ricreazione stanno tutti a fumare, pure quelli di 14 anni), che abbiamo le lavagne elettroniche (e i professori non sanno usarle), che abbiamo l'alternanza scuola-lavoro (come se bastasse a darci un'idea di cosa è il mondo del lavoro). Continuiamo a far vedere, quello ci viene bene.
Ma cambiamo discorso. Oggi è sabato (teoricamente è già domenica ma vabbè) e ho trascorso la giornata con la mia hostfamily all'acquapark di Bismark. Mi sono divertito molto, mi piace passare del tempo con loro.
Stasera abbiamo approfittato della giornata calda per dormire in giardino, in tenda.
Ed eccomi qui. Nella tenda. Con il mio MacBook (<3).
Il film Horror l'ho visto, il post l'ho scritto... credo di potermi mettermi a dormire.

Fiero di essere un exchange student,
Da Carrington...

-Andre

martedì 18 agosto 2015

GOOD MORNING AMERICA

13/08/2015
Ho sempre pensato che gli aerei siano aggeggi magici, capaci di rendere il mondo una pallina, di farne una fitta rete, di realizzare i sogni; eccomi qui a realizzare il mio... l'euforia e la felicità hanno preso il controllo di me, sento che nonc'è posto migliore dove potrei essere, sono in aereo. E non lo dico perché mi piaccia mangiare la pasta scotta dell'American Airlines, no. Perché amo rendere il mondo una pallina, adoro l'idea di essere in mezzo alle nuvole, diretto a Chicago.
Mi sento bene, benissimo. Sono pronto a iniziare questa nuova vita, a lasciarmi alle spalle tradizioni e abitudini italiane per conceder spazio ad un'altra cultura.
Le sensazione che provo fanno sì che a volare non sia solo il corpo, ma pure la mente. Vola fra aspettative, ricordi, volti.
Si vola. Mi convinco sempre più della mia scelta e mi auguro il meglio.
Guardo con gli occhi del domani e vedo un me arricchito, più forte.
Let this experience begin...

In volo per Chicago, felice come non mai,  pensatore...

18/08/2015
È un'America che mi stupisce ogni giorno, che mi fa crescere, che mi fa capire cosa gli italiani dovrebbero apprezzare della nostra cultura e cosa, invece, dovrebbero assolutamente imparare dagli statunitensi.
Ma non posso parlare degli USA in generale, posso parlarvi di Carrington, ND.
Carrington è un paesino incantevole popolato da gente magnifica, piccolo ma carico di un'atmosfera poetica (oltre che pieno di cose da fare). Questo posto mi piace da impazzire, amo girare per le strade di Carrington in bicicletta, andare a giocare a basket con mio fratello, vedere la gente che ti saluta senza conoscerti, fare amicizia con le bagnine della piscina comunale estiva. Sto amando anche la mia famiglia, tipica famiglia americana, sempre allegri, ospitali al massimo, gentili, tremendamente esilaranti. Amo cenare con loro, mangiare i waffles con lo sciroppo d'acero a colazione, parlare delle differenze tra Italia e Stati Uniti. Sono negli Stati Uniti, è ancora difficile crederci.
Questo è il mio primo post transoceanico, quattro giorni dopo un volo intercontinentale di undici ore.
Ringrazio i miei genitori per avermi supportato in questa magnifica esperienza, sta andando tutto benissimo. Mi sento parte di questo posto, di questo mondo tanto noto a noi europei (grazie a film e e social network), quanto sconosciuto poichè diverso dall'immaginario comune.
Cerco di non sprecare nemmeno un minuto di questo exchange year, cerco di diventare un vero americano, ma continuando ad avere il mio accento italiano che sembra piacere molto alla gente di qui.
La scuola inizierà tra una settimana, sono felicissimo. Il preside è gentilissimo, farà il possibile per farmi ottenere il diploma.
Avrò il mio MacBook... già, qui ogni studente ha il suo computer. La scuola sembra stupenda, la palestra è mozzafiato (le altre aule erano chiuse perciò dovrò aspettare l'apertura della scuola per vederle). Oh, avro anche il mio locker.
Credo che per ora sia tutto...

Ansioso di iniziare la scuola, felicissimo di essere qui, vero americano...

-Andrew:)



lunedì 10 agosto 2015

Eccomi qui... a 3 giorni dalla partenza

Caro blog,
Non riesco ancora a credere che questa magnifica esperienza stia davvero per iniziare... Giovedì parto, destinazione North Dakota. La hostmom mi ha scritto che supererà i suoi problemi di salute, tutta la famiglia non vede l'ora che arrivi giovedì per conoscermi.
È difficile credere che siano passati così tanti anni dalla prima volta che ho pensato (e sognato come solo un ragazzino di 12 anni sa fare) di trascorrere un periodo del liceo negli Stati Uniti d'America.
Il tempo ha lasciato con sé cambiamenti, rimorsi, sbagli, momenti meravigliosi e ora sembra essersi fermato. È fermo. 10/08/2015. Ho la sensazione che manchi ancora troppo tempo alla partenza, forse devo ancora realizzare. Non sono in ansia, solo felice. Triste? Non troppo. È una sorta di tristezza offuscata, sovrastata dalla felicità.
Questo è ciò che provo a meno di tre giorni dalla partenza, a meno di tre giorni dall'inizio. Le valigie mi stanno occupando parecchio tempo, devo ancora finire di prepararle e ho parecchia gente da salutare tra amici e parenti.
Ieri sera sono andato con la mia comitiva di amici in spiaggia, abbiamo trascorso la notte lì come da tradizione per la notte di San Lorenzo. Mi mancherà quest'estate, mi mancheranno loro.
Domani saluterò tutti i miei parenti. I "ci vediamo l'anno prossimo" dovrebbero rendermi consapevole di ciò che sto per fare, ma niente. Solo la mattina del 13, forse, arrivando in aeroporto, aprirò gli occhi, realizzerò che quello che, per troppo tempo, ho considerato un sogno, ora è realtà.

Eccomi, a tre giorni dalla partenza...

-Andrea

P.S. i miei voli sono:
Bari-Roma
Roma-Chicago
Chicago-Fargo

giovedì 30 luglio 2015

LA SFIGA MI PERSEGUITA

Cara estate, estate che mi rendi tanto felice e allo stesso tempo mi riempi di notizie cattive... sei già a metà del tuo percorso. Siamo in periodo di partenze, gli exchange student sono pronti.
Ci sono loro, le valigie, il passaporto e l'America ad aspettarli.
Senti che qualcosa sta per sconvolgere la tua vita, provi sensazioni mai provate prima, ti senti forte e debole allo stesso tempo, felicità e malinconia lottano dentro di te, ma a vincere è la gioia; la gioia che si prova in aeroporto quando, con la mente offuscata da mille pensieri contrastanti, realizzi che il sogno è ufficialmente iniziato.
Cara estate, mi porti su in cielo e subito dopo mi scaraventi giù in mare. Ti amo e ti odio.
Ma era proprio necessaria quest'altra bad news? Avevo la famiglia. Mi avevano detto che avrei seguito la mia vecchia hostfamily in North Dakota... stavo già pensando a come fare per resistere al freddo glaciale di quel posto, quando...
Tac. La hostmom ha problemi di salute, non possono più ospitare.
Siamo di nuovo punto e a capo, sono qui seduto a scrivere questo post senza sapere (ancora una volta) la mia destinazione.
La voglia che ho di partire è inimmaginabile. Tutti quelli che mi dicono di non pensarci troppo non capiscono, non sanno come ci si sente quando solo pochi giorni ti separano dall'inizio di un'esperienza così grande.
In questi giorni dovrei studiare matematica per recuperare tutto ciò che non ho fatto durante l'anno (la matematica non sarà mai il mio mestiere lalalala), ma non ho davvero voglia ed ecco che mi metto a studiare storia americana. Mi piace tantissimo scavare nel passato e capire quali sono stati gli avvenimenti che hanno portato gli Stati Uniti a diventare ciò che sono attualmente.
Questo è tutto ciò che posso fare per il momento, storia americana. Di americano non ho nient'altro, né un paese, né una famiglia, né una scuola. C'ho il visto, mi faccio bastare quello.

Sempre, costantemente e perennemente in attesa di novità,

-Andrew

mercoledì 8 luglio 2015

UNA LUNGA, LUNGHISSIMA ATTESA

Eccomi, all'una di notte, ad aggiornare il mio caro blog. Sono appena tornato a casa; ho passato la serata con Maria, Anna e Alessandro sul terrazzo di casa a guardare le stelle.
A volte serve davvero poco per essere felici.
Inutile dire che sarei ancora più felice se sapessi dove e con chi trascorrerò il mio anno negli States.
Tutti gli altri exchange student (o quasi tutti) hanno oramai ricevuto il placement. Io no.
Mi sto godendo l'estate senza pensare troppo all'America, ma non è per nulla facile entrare nell'ottica di una partenza quando su essa non sai praticamente nulla.
Mi sembra tutto ancora un sogno. Fino a qualche tempo fa la situazione era diversa;  vedevo la famiglia su Skype ogni tre giorni, pensavo a come sarebbe stato essere uno studente della Nettleton High school, percorrevo virtualmente le strade di Jonesboro su Google Maps, chattavo con Jarret, mi immaginavo nella classe di giornalismo e aggiungevo su Facebook gli studenti della scuola.
Al momento, tutto ciò per cui posso essere in ansia è la valigia. Già, devo comprare una valigia. Una valigia che finirà nella pancia di un aereo di non so quale compagnia, diretto a non so quale aeroporto dove mi aspetterà non so quale famiglia. Tutto questo, non so quando.
Non so un'emerita ciola. Ma l'attesa è parte integrante dell'esperienza, quindi non lamentiamoci e, pazientemente, aspettiamo.
L'unica mia paura è che, date le poche famiglie disposte a ospitare, mi mollino in Italia e mi costringano a dire addio al mio sogno. Diventerei furioso. Non credo succederà, hanno sempre trovato famiglie a tutti gli studenti; lo faranno anche quest'anno.
L'estate procede benissimo, non potrei chiedere di meglio. Spesso penso a quanto saranno tristi gli addii.
A proposito di addii, la mia amica giapponese è partita qualche giorno fa. Ora è di nuovo in Giappone con la sua famiglia. Mi ha lasciato una lettera. Ma qui in Italia c'ha lasciato pure il cuore. Spero  torni presto a trovarci, è stato un anno bellissimo per noi e per lei. I ricordi dei momenti passati insieme non si possono cancellare.
Vorrei essere per gli americani ciò che Hinako è stata per noi. Una persona della quale non ti dimentichi facilmente.
Ah, l'altro giorno ho scoperto che i miei amici mi stanno organizzando una festa in spiaggia a sorpresa, Li amo. Sarà dura non averli intorno per un anno, ma resisterò e farò del mio meglio per stringere nuove amicizie (tutti dicono che sia un po' difficile fare amicizia con gli americani. Vabbè, non son mica il più simpatico italiano mai vissuto io?)

Credo sia il momento di andare a dormire

Alquanto stufo di aspettare,

-Andrea


giovedì 25 giugno 2015

NOT A GOOD WEEK

This post will be short.

I am not going to North Dakota cause the principal of Carrington High School only accepts exchange students for six months.

I really want this experience to start as soon as possible.

I'm sad, I haven't a host family. Seeing the other exchange students speaking about their american families makes me jealous.

These days sucked, i just want to forget them. Hope the situation will improve.

America, I have been dreaming of you for a lot of time.
I immagined to live in your big cities, to breath against the glass of a yellow taxi in NYC, to walk in the woods of Arkansas, to surf in California, to meet your people...

My dream is about to come true. If I had two wings i would fly, now. But I don't.

All I can do is waiting and make this summer the best ever. I didn't start in the correct way but it doesn't matter. I will forget what happened in these days and I'll go on.

I'm waiting for ya, host family
I'm wanting for ya, placement

Let me fly

-Andrew



Summertime sadness? no... don't worry, be happy

martedì 16 giugno 2015

Sessione tattica: SUMMER 2015

Okay guys, summer has officially begun and I couldn't be happier than I am. I don't know the reason why I am writing this post in English, I'm just doing it. When, in two years, I read this post, I'll think "oh my gosh, my English was so terrible and now i am bilingual!".
I think I'll remember this summer for a lot of time; something tells me that these two months, before my departure, are gonna be amazing.
School is out, I am free. I'm free from studying everyday and I finally can enjoy my days with my freinds. They are the best to be with and I'm gonna miss 'em too much!
In two days i will be going to the sea with my mommy... my first day at the sea of this summer.
My american life, my new life is about to start. That's so odd. I am not able to realize that in some weeks I'll leave all persons I know to go to a place where i will have to do my best to make friends and try to become a part of my new family (I don't have a fucking host family yet, I know).
Two days ago I was speaking with a friend of mine and I understood that not everyone can be exchange students, that an exchange student is someone who cannot live without exploring, comparing, learning about other cultures, changing...
My friend said I am very brave and that he would have liked to make this experience but he couldn't resist without his family and friends for a so long time.
"Yes, I'am sure i will make an expereince like this" he told me, "But not now. Now I don't wanna waste my adolescence".
In my opinion exchange students don't waste their time, they just leave open their life to live, for one year, another life. This new life will be full of obstacles but it will make you grow up, it will make you a world citizen.
We could be exchange students at university, yes... but is it the same thing? Living in a host family is totally different! you won't take the schoolbus at university, you won't cook the dinner with your host dad and you won't go to the football matches of your high school.
University... I am sure that i will do my best to get another scholarship to attend the college abroad.
I'd like to go to Japan or maybe to Sweden.
My life's goal is travelling so... what am i waiting for?
This post is certainly full of mistakes but I don't care. I'll write another post as soon as I have some news, or just when I feel the need to write.

Am I gonna waste my time? No, I'm gonna broaden my horizons...




Let summer 2015 begin 

-Andrea

lunedì 8 giugno 2015

Let's wait...

Non posso davvero crederci. Domani è il 9 Giugno, l'ultimo giorno di scuola. L'estate è iniziata e non ho intenzione di sprecarne nemmeno un giorno. Non so cosa mi aspetterà negli Stati Uniti perciò voglio solo godermi questi ultimi mesi in Puglia con i miei amici tra mare, uscite e divertimento. Non sono l'unico che se ne andrà; c'è chi se ne tornerà in Giappone, chi partirà per l'università e chi intraprenderà strade che, in un modo o nell'altro, lo porteranno ad allontanarsi.
Ma le cose vano sempre così. Amici che vanno e amici che vengono. Per fortuna che ci sono gli amici che rimangono. 
Per quanto riguarda il placement... beh, sono sicuro che lo riceverò poco prima di partire. Sono sicuro che dovrò fare le valigie in fretta e furia e lasciare l'Italia da un momento all'altro. Non mi dispiacerebbe a dire il vero, renderebbe il tutto più eccitante. 
Mi trovo in un periodo nel quale tutto ciò che mi interessa è partire, mollare tutto e partire. Non importa se per l'Alabama o l'Alaska. Mettetemi su un aereo e sarò felice.
Riparlando con la coordinatrice dell'Arkansas è venuto fuori che le famiglie disposte ad ospitare sono davvero poche. Forse dovrò seguire la mia vecchia hostfamily in North Dakota. Ho visto su Google Maps il paesino nel quale si sono trasferiti: Carrington (e non Jamestown come avevo scritto in un post precedente); è davvero carino, proprio come uno di quei posti che si vedono nei film e che ti fanno pensare ai tipici paesini americani.
Se fino a poco tempo fa ero attaccato al computer per contattare coordinatori locali da tutti gli angoli degli USA, cercare una famiglia e tartassare la local cordinator dell'Arkansas, ora le cose sono cambiate. Tutto ciò che farò fino al momento della partenza sarà godermi quanto più possibile l'estate italiana, guardare film in inglese, mangiare come un porco e aspettare notizie dall'America. Le notizie arriveranno da sole, non devo morbosamente cercarle io. 

-Andrea

mercoledì 27 maggio 2015

i'M bAcK

Ehilà! E' da parecchio che non mi faccio vivo. Ieri pomeriggio sono tornato a casa dopo cinque giorni trascorsi a Milano (precisamente a Monza) a casa dei miei zii. Il vero motivo di questa "vacanza" era il meeting di Interstudio, ma ne ho approfittato per visitare Milano e altri posti lombardi (che mi hanno deluso abbastanza. Felice di essere tornato in patria).
L'incontro mi ha messo una voglia assurda di partire. La tipa ha parlato di cose che noi ragazzi già sapevamo perfettamente come la scuola, la famiglia ospitante, le regole, ciò che è compreso nella borsa di studio, le difficoltà, la lingua, il reinserimento in Italia, il visto americano. 
Insomma, non è stato detto nulla di nuovo; ma il solo fatto di essere lì, all'hotel Hilton, ad un incontro pre-partenza mi ha reso più consapevole di ciò che sto per affrontare. Mi sono sentito come una formica davanti ad un grattacielo newyorkese. Ignaro di quanto quel grattacielo sia pieno di insidie. Eppure non sono la prima formica a intraprendere questo cammino. 
Sì, l'hanno chiamato meeting pre-partenza. Prima della partenza. Tra poco si parte; So che si parte, ma non so per dove.
Ecco ci siamo; dovevo decidere cosa fare e ho deciso. Sono convinto? no, per niente. Non sarei stato convinto in nessun caso ma una decisione andava presa... Non seguirò quella che era la mia famiglia ospitante. 
Parlare con alcuni exchange attualmente in North Dakota è stato determinante per la mia scelta. Rimango dell'idea che il luogo non sia rilevante ai fini dell'esperienza ma rimango anche dell'idea che partire sconfortati, non contenti di dove si sta per andare sia la cosa peggiore. Proprio nella parte iniziale dell'anno all'estero ci vuole carica, voglia di esplorare. Il partire con uno sconforto interiore non comporterebbe altro che un rigurgito culturale che sfocerebbe in una chiusura mentale (peggior nemica di un exchange student).
O forse sto dicendo solo stronzate, forse dovrei semplicemente dire che ho seguito il mio istinto e che non c'è un vero motivo se ho deciso di non andare in North Dakota. 
Ora aspetto. Al meeting hanno detto che non dobbiamo preoccuparci se ad agosto ancora non abbiamo il placement, è del tutto normale. Inutile dire che tutti andranno in panico ed entreranno nell'ottica del "nessuna famiglia mi vuole, addio exchange year". 
Che la mia futura casa si trovi in Arkansas o in qualsiasi altra parte degli USA son felice. Sono felice di essere arrivato fin qui. 
Sono sulla soglia del grattacielo. Tra qualche mese inizierà la scalata, il resto non conta.
Ah, avete presente l'Expo? L'evento che in questo periodo è sulla bocca di tutti? Quello del "cibo sostenibile" (tanto sostenibile che se hai intenzione di mangiare qualcosa devi prepararti psicologicamente a vedere il portafogli vuoto all'uscita). Beh, ci sono stato (pagando il biglietto serale). Le architetture sono sicuramente interessanti ma non mi sembra il caso di spendere 38 euro, non ne vale la pena. Io fortunatamente ne ho spesi solo 5.
Okay, vi lascio qualche foto e mi precipito a studiare. Su, manca poco!







Le immagini fanno un pochino schifo, lo so. Chiedo venia!

A presto,

-Andrea

lunedì 11 maggio 2015

11 maggio 2015. Dear Blog...

Avrei dovuto aggiornare per farvi sapere cosa ho deciso. La verità è che non ho deciso. La verità è che quando si tratta di un sogno tanto grande che finalmente sta per realizzarsi, è difficile scegliere.
Oggi è stata una giornata triste; di solito il sole e l'arrivo dell'estate mi mettono allegria ma oggi è stata una giornata un po' malinconica. Ho realizzato quanto siano importanti i rapporti di amicizia. Un amico giapponese della mia amica giapponese è venuto a stare da noi per qualche giorno e oggi è andato via, è tornato dalla sua famiglia ospitante. Per questo sono triste. Ora mi sento un vuoto. Eppure è stato con noi solo per pochi giorni. E i rapporti che si creano in un anno? quelli devono essere davvero speciali, forse ancora più speciali di quelli di sempre. Non sono amicizie che ritornano, sono quelle amicizie che potrai raccontare ai tuoi nipoti. Fanno parte di una breve parentesi della tua vita che ti accompagnerà per sempre. Cresci, ti fai una famiglia, invecchi... ma il ricordo è indelebile. L'America 2015-16 mica te la dimentichi. Ecco perché è difficile scegliere. Una volta che scegli non torni indietro. Prima, mentre tornavo a casa dopo aver salutato il giapponese, pensavo che l'America è l'America ma i miei amici sono i miei amici e stanno qui. Se negli Stati Uniti dovessi stringere delle amicizie vorrei che fossero come quelle che, dopo anni persi a credere che "alone is better", ho stretto in Italia. No, conosco troppo poco di questo mondo per poter dire che gente così, come i miei amici, c'è solo qui. Solo se conosci puoi parlare... anzi, forse no. E' impossibile conoscere ogni angolo del mondo. Ciò implica che non puoi conoscere tutti sulla faccia della Terra. Okay, ma che triste sarebbe limitarsi a conoscere solo il contesto in cui viviamo. No, credo che nella mia vita farò il possibile per conoscere quanti più posti e persone possibili. Chissà, forse qualcuno che mi faccia stare bene come i miei amici lo trovo. Inizia tutto da quest'estate, da questa partenza. Ecco perché è tanto difficile scegliere.
Prima parlavo del mio amico giapponese. Già, mi dispiace tanto che dovrò aspettare un altro mese per poterlo vedere di nuovo per qualche altro giorno. Ora però sto pensando alla mia amica giapponese, quella che abita qui nel mio paese, quella che mi ha fatto capire che l'anno all'estero sia qualcosa di terribilmente surreale. Sei qui, poi il giorno dopo ti fanno salire su aereo e dopo poche ore sei lì, lì dove ti aspetta una nuova vita, un diario di pagine bianche che aspettano di essere riempite. Lei un diario ce l'ha davvero, ci scrive tutti i giorni. Chissà cosa scrive, forse un giorno glielo ruberò per poterne leggere qualche pagina, per sapere ciò che mi aspetterà quando anche io sarò con una penna in mano pronto ad iniziare a scrivere quel prezioso diario. Lo chiamerò "The story of my America", proprio come questo blog. Ma tornando alla mia giapponesina, l'altro giorno ha pianto parecchie volte. Parlavamo di partenze, le ho detto che mi mancherà da morire e lei non è riuscita a trattenersi il pianto. Che bel pianto che è stato, davvero. Vorrei essere per gli americani ciò che lei è per noi. E per noi è tanto. Quando partirò piangerò pure io. Vorrei piangere anche in aeroporto, quello americano, quando sarò sul punto di mollare tutto ciò che avrò costruito in un anno di vita. Se piangi significa che tutto è andato come doveva andare. Perché, parliamoci chiaro, un exchange student che parte per imparare l'inglese non è un exchange student. Se piangi vuol dire che quel pezzo di vita, quella proteina della lunga catena polipeptidica, non ti ha deluso... forse non ti ha dato esattamente ciò che ti aspettavi, ma non ti ha deluso. Prima dicevo che è surreale. Beh, quando parti pensi che un anno sia troppo, che un anno sia una vita. All'addio al paese ospitante non ci pensi nemmeno; "tanto ho un anno a disposizione". Poi il tempo passa e ti accorgi che è stato solo un breve sogno (o forse un incubo?... nah, un sogno). I genitori italiani, gli amici italiani, il cane italiano (?), i posti italiani, quelli sono lì ad aspettarti, ad attendere il tuo ritorno. E l'America quando torna? la gente che ha conosciuto che fine fa? Finirà nel dimenticatoio? no, questo è impossibile. Ecco, per questo è surreale. Perché tutto continuerà a vivere nella tua memoria. Quel pianto mi ha fatto pensare perciò all'amicizia, alla memoria, alla nostalgia, alla tristezza, alla gioia... a tanta roba.
La vita a volte è stronza. Quando trovi qualcuno che ti piace davvero e di cui ti fidi, lei te lo porta via senza fregarsene di nulla. La mia hostfamily era la mia famiglia americana. Era già la mia famiglia americana. Pensavo all'Arkansas tutti i giorni fino a poco tempo fa. E un'altra famiglia? dovrei aspettare di ricevere un'altra hostfamily? Dovrei cercarmene una io, da solo?
Sono di fronte ad un incrocio... giro a destra, a sinistra o continuo diritto?

Oggi un po' pensatore e triste,

-Andrea

martedì 5 maggio 2015

HOST FAMILY? ARKANSAS? NORTH DAKOTA? HELP!!

Okay, devo calmarmi. Devo calmarmi e prendere una decisione. Eppure non è semplice credetemi.
 LA MIA HOST FAMILY SI TRASFERISCE. Già, questi americani sono capaci di prendere una decisione del genere da un momento all'altro. E vi dirò di più: non hanno intenzione di trasferirsi a Little Rock o a Memphis; se ne vanno a Jamestown. Se vi state chiedendo dove sia questo posto... beh, preparatevi a rimanere alquanto scioccati. NORTH DAKOTA.


Tracy (la host mom) ha chiesto a me e all'altro exchange brasiliano cosa abbiamo intenzione di fare. Li seguiamo o rimaniamo a Jonesboro? questa domanda mi sta tormentando da ieri sera. Questa famiglia mi piace davvero tanto ma... ragazzi stiamo parlando del North Dakota! del North Dakota cazzo! 
Non è ancora sicuro al 100% che lasceranno l'Arkansas ma i am almost sure that it will happen. Il motivo per il quale si trasferiscono è legato al lavoro dell'host dad. Ha ricevuto un'offerta di lavoro lì, una amazing opportunity a detta della host mom. Entro qualche giorno saprò con certezza se si trasferiscono o meno.
Quello stato mi preoccupa tanto. La densità di popolazione è davvero bassa, la capitale non raggiunge i 60.000 abitanti, il clima è adatto ad un eschimese obeso, la maggiorparte della gente ha origini tedesche (non a caso la capitale si chiama Bismark) ed è risaputo essere uno stato piuttosto scarso dal punto di vista del turismo (c'è poco e niente da visitare in poche parole). 
A questo punto ho tre possibilità:

1. Decido di rimanere nel mio amato Arkansas e aspetto di ricevere un'altra famiglia

2. Seguo la mia attuale famiglia nella Lapponia statunitense 

3. Mi trovo autonomamente una famiglia in qualche posto figo vicino ad una grande città (come se   fosse così facile trovare una famiglia disposta ad ospitarmi)

Non so cosa fare, l'Arkansas mi piaceva ma ancora di più mi piaceva la mia host family! se decido di non seguirli, però, dovrò aspettare di ricevere un'altra famiglia e questo significa altra attesa e altra ansia. 
Se invece decidessi di andare in North Dakota... beh, probabilmente sarei il primo exchange student che capita in questo stato di sfigati al confine col Canada (unico punto a favore di questo posto). Sono perfettamente consapevole che avere pregiudizi sia la cosa più errata di tutta ma ho parlato con alcuni americani ed è venuto fuori che quello non è lo stato ideale per un exchange program. 
Non appena avrò la conferma di questo trasferimento aggiornerò il blog e vi farò sapere cosa ho deciso di fare, quale sarà la mia destinazione, se starò all'estremo nord o al sud, se frequenterò la Nettleton High school o la Jamestown High school, se sarò stato in grado di cercarmi una host family o meno. 

Con la testa che sta per scoppiare,

-Andrea

venerdì 24 aprile 2015

THE TIME IS FLYING... AND I WANNA FLY WITH IT

I giorni effettivi che mancano alla fine della scuola sono pochissimi, all'incirca ventisette. In ventisette giorni dovrò fare qualcosa come 5/6 interrogazioni, 4 compiti e studiare pagine e pagine di argomenti che, essendo studiati principalmente per essere vomitati davanti alla cattedra per prendersi il bel voto, mi stanno nauseando.
Ma se dicessi che la scuola mi sta indicibilmente stressando non direi cosa vera; certo, a volte lo studio diventa insopportabile, ma siamo alla fine e quest'anno scolastico sta per salutarci. Poi andare a scuola non è mai stato così tremendo per me. Il mio liceo mi piace, mi piacciono quasi tutti i miei compagni e professori.
Questi tre anni sono passati velocissimamente, ricordo ancora quando in terza media ero in crisi perché non sapevo quale scuola superiore frequentare! E ora il biennio se n'è andato, divorato dal tempo che è sembrato mangiarsi, addirittura, pezzi di  questa esperienza liceale. Già, the time has flown and it is keeping on flying.
Ieri pensavo a quanto mi cambieranno questi dieci mesi... mi cambierà anche solo la partenza. Non avrei mai immaginato che a sedici anni avrei preso un aereo per andare in America, da solo. Io l'aereo mica lo so prendere. Non avrei nemmeno mai pensato che avrei svuotato il mio armadio, messo i miei vestiti in valigia per poi risistemarli, il giorno dopo,  in un altro armadio, quello di un'altra casa, di un'altra famiglia. Ora tutto questo sta per succedere. And i am ready to fly.


Ma cambiando discorso, ho parlato con una ragazza della mia scuola che ora frequenta il quinto e che ha trascorso il quarto anno in Argentina. Le ho chiesto come si regola il nostro liceo per il reinserimento dei ragazzi che hanno frequentato un anno all'estero e la risposta mi ha un po' allarmato. Mi ha detto che i suoi professori non se ne sono importati molto di ciò che dice il preside (lui sostiene che non si debbano fare esami integrativi e che, durante il primo trimestre, si debba recuperare il programma di quarta) e hanno deciso di farle recuperare OGNI SINGOLA MATERIA. 
Il recupero (che comporta quindi varie interrogazioni e prove scritte) si è prolungato fino ad aprile e la poveretta si è beccata un quinto anno infernale tra programma di quinto, programma di quarto e preparazione ai test universitari. 
Mi ha perciò consigliato di parlare fin da ora con tutti i professori e farmi mettere per iscritto ciò che hanno intenzione di farmi fare al ritorno. Che ansia.
Vabbè, d'altronde...se un anno negli USA vuoi frequentare, il culo al ritorno ti devi fare.
E con questa perla di saggezza vi saluto.
Alla prossima,

-Andrè

mercoledì 8 aprile 2015

HEY BRO!

Non potete capire quanto sia stato difficile doversi alzare alle 6:30 per andare a scuola questa mattina. Queste micro-vacanze sono state fantastiche, mi sono divertito un sacco, non sono stato un attimo a casa.
Mercoledì è stato l'ultimo giorno prima del break; ero così felice di non dover vedere il liceo per sei giorni, che sono uscito di casa alle sei di pomeriggio e sono tornato all'una di notte. Giovedì è andata più o meno allo stesso modo.
Venerdì abbiamo festeggiato i diciotto anni di una mia amica giapponese che è qui in Italia con Intercultura (cavolo quanto ci mancherà quando non ci sarà più... a pensarci, 20 giorni dopo la sua partenza ci sarà la mia) e tra torta, spumante, foto e risate si sono fatte le due e mezza.
Sabato abbiamo iniziato ad organizzare la Pasquetta; abbiamo fatto la spesa e programmato la giornata. Il lunedì è stato un giorno memorabile. C'erano la pasta e la vodka-lemon, la pastiera napoletana e la torta alla panna, il mare e le nuvole, le sdraio, la musica, l'amicizia. Non smetterò mai di dire che i miei amici, la mia seconda famiglia, mi mancheranno davvero tanto. 
Ero steso sulla sabbia, guardavo il mare, respiravo a pieni polmoni (mi echeggiavano in testa le parole di mia madre: <<Respira, lo iodio è miracoloso!>>) e pensavo che in America non sarà tutto facile; non ci saranno solo gli armadietti e le cheerleader. Ci sarà pure la solitudine, quella vera, quella che ti affligge quando pensi che ti senti dannatamente fuori luogo, quando vedi che tutti ti squadrano dalla testa ai piedi perché per loro sei vestito in modo strano, quando realizzi che amici ancora non te ne sei fatti. Credete che mi stia deprimendo, vero? bene, vi sbagliate. E' proprio a questo che serve la famiglia ospitante, quell'irremovibile punto di riferimento che, nei momenti di sconforto, è lì a supportarti, a farti sentire parte di quel posto. E alla fine grazie a loro diventerai davvero parte di quel posto... e quel posto diventerà parte di te.
Se poi di questa famiglia farà parte anche un altro exchange student della tua età con carattere e hobby molto simili ai tuoi, beh allora stai pur certo che i momenti di solitudine non saranno poi così tanti. 
Il mio futuro fratello brasiliano ed io sembriamo assomigliarci molto, sono sicuro che andremo d'accordo. We are already brothers hahahaha :')


Per quanto riguarda l'orientation del 24 maggio... non ho ancora comprato i biglietti per Milano; a dire il vero non so nemmeno se ci andrò in treno o in aereo. 
Ma d'altronde ridursi all'ultimo momento per organizzare il tutto è una mia capacità innata.
Okay, vi lascio qualche foto di questi giorni e vado a studiare... o per lo meno ci provo.

 

 

A presto cari,

-Andrea:)

giovedì 2 aprile 2015

Nascere, crescere, viaggiare, morire...

Son convinto che la scuola sia utile solo in parte all'arricchimento del nostro bagaglio culturale.
Viaggiare ci rende consapevoli di ciò che è il mondo, di ciò che avviene intorno a noi, di quante tradizioni (bizzarre ai nostri occhi) esistano, della varietà di sapori, colori, pelli, religioni, mentalità e storie che compongono il posto in cui viviamo.
Il Mondo.
Siamo abitanti del mondo, ed è per questo che la cultura passa attraverso di esso. Ciò che studiamo dovrebbe gettare le fondamenta per un apprendimento ben diverso rispetto a quello a cui tutti siamo soliti pensare. Lo studio della storia dell'arte dovrebbe essermi utile a comprendere l'architettura cinese, gli affreschi italiani e le moschee arabe. La storia a risalire agli usi e costumi e agli avvenimenti che hanno portato un determinato popolo ad essere ciò che è adesso. Le lingue per potersi sentire cittadino del mondo, per stringere legami con gente apparentemente opposta a me per modi di fare, colore della pelle e religione.
Viene spontaneo pensare che ciò che sto scrivendo lo penso solo perché ho sedici anni. A sedici anni si è così, vogliosi di esplorare il pianeta terra in ogni suo anfratto. E invece vi dirò che parlando con alcune persone della mia età mi sono reso conto che non tutti siamo uguali; Ho parlato con persone che hanno la testa piena di formule matematiche, di teoremi, di date e che rifiutano una gita scolastica (esperienza indimenticabile: divertimento e tanto da imparare) perché con quei soldi preferiscono comprare un paio di scarpe. Ho conosciuto gente che, parlando di viaggi, mi ha detto: "Davvero sei attratto dal Nord Africa? Ci sono i marocchini, i vucumbrà. Lì non bevono acqua potabile". 
Bene, credo fermamente che viaggiare sia l'unico modo per realizzare che non esistono solo Castellaneta, Milano o Pescara; per arrivare a vedere tutto come parte integrante del Mondo (non intendo accettare qualsiasi bestialità venga proposta), per essere più consapevoli che viviamo sì in Italia, ma prima di tutto viviamo nel Mondo. 
Io inizio questo percorso dall'America, dall'Arkansas.. ma di certo non voglio fermarmi qui. Che vita sarebbe se morissi senza aver conosciuto parte del luogo in cui ho vissuto? 
Saranno molte le volte che disprezzerò alcuni aspetti del posto in cui abiterò per quasi un anno, eppure considero anche quelli dei momenti di crescita.. 
L'orientation del 24 Maggio è stata confermata.. devo solo avere pazienza. Altri due mesi di scuola e poi darò il benvenuto ad una nuova vita..
Di nascere sono nato, di crescere sono cresciuto (..?); ora inizio a viaggiare... Per morire c'è ancora tempo.

-Andrè

venerdì 13 marzo 2015

LET THE COUNTDOWN BEGIN

"O porco cane, sono le sei e devo ancora studiare storia dell'arte; la Pietà di Michelangelo mi attende", "non dirmi che domani quella stronza di letteratura interroga", "domani è sabato, il sabato è sacro. Si esce con gli amici e si va a letto tardi; che nessuno provi ad aprire un libro di sabato", "minchia, sono in ritardo per la lezione di batteria"... La mia vita è un continuo pullman-scuola-casa-palestra-musica-letto (letto nel senso che dormo eh). 
E proprio quando la testa rischia di scoppiarmi perché piena di questi pensieri, ecco che penso agli USA. E allora puoi dire addio a tutto ciò che stavi facendo in quel momento. Essì, perché se un exchange student inizia a fantasticare sul proprio anno all'estero, non c'è nulla che possa distoglierlo. Si è come in una dimensione parallela. La situazione si complica quando ti rendi conto che alla partenza mancano esattamente.. aspetta, fammi pensare...oh perbacco, 131 giorni!
Pensateci, 131 giorni son pochissimi.. tempo di fare qualche altro compito in classe, il viaggio a Venezia con i miei amici, il saggio di musica e..SBAM!.. una sera vai a letto e il mattino dopo ti ritrovi nella natura fatata (?) dell'Arkansas.
Devo entrare nell'ottica che tra pochi mesi inizierà una nuova routine, si aprirà una parentesi indimenticabile della mia vita, dovrò mettere in una valigia tutta la mia vita, salire su un aereo (see, magari fosse uno solo) e scoprire pian piano tradizioni e modi di fare a me sconosciuti.
Probabilmente gli scali che farò sono questi: Bari-Roma, Roma-Francoforte, Francoforte-Atlanta, Atlanta-Memphis.. un calvario in poche parole.
Il 24 maggio a Milano ci sarà l'orientation con la mia associazione. Poi dovrò andare a Napoli per il visto, non so ancora quando.
Beh, che dire.. il tempo passa velocemente e l'estate si avvicina perciò.. 

LET THE COUNTDOWN BEGIN!



-Andrea

martedì 24 febbraio 2015

AGGIORNAMENTO

Credo che una host family più carina di questa non mi sarebbe potuta capitare.
Il rapporto (se pur virtuale) che ho stretto con gli host siblings è davvero speciale; sentirli pronunciare (in maniera assurda) il mio nome e farmi domande stupide sull'Italia è davvero qualcosa di stupendo.
Poi quando la madre ospitante ti scrive che per loro fai già parte della famiglia e che faranno di tutto per rendere speciale quest'anno.. beh, non puoi che pensare a quanto sei stato fortunato a trovare persone così.
Il mio sogno è sempre stato quello di potermi diplomare in una scuola americana e quando l'ho detto a Tracy lei mi ha risposto:


Essere considerato un figlio da una persona che ancora non ti conosce ti rassicura, ti rende certo del fatto che, anche se qualcosa dovesse andare storto, ci sarà sempre qualcuno su cui fare affidamento.

La famiglia ha già parlato con l'insegnante della banda della mia futura High school e guess what?.. sarò un membro della Nettleton High school Band. E dato che le prove iniziano qualche settimana prima dell'inizio della scuola, probabilmente arriverò in Arkansas intorno al 25 Luglio.
La scuola inizierà il 18 agosto terminerà il 27 maggio.
Da quello che mi ha detto la mia host sister la scuola è molto grande, vi sono molte classi e i professori sono simpatici.. Proprio come la scuola italiana insomma!

La città più vicina a Jonesboro è Memphis (Tennesee) a solo un'ora di distanza.
Memphis è famosa per essere la culla di molti generi musicali e per aver sfornato artisti del calibro di Elvis Presley.




A Jonesboro inoltre vi è un parco naturale bellissimo a soli venti minuti dalla casa della famiglia ospitante, il Craighead Forest Park. 



Bene, credo di avervi detto tutto. Aggiornerò non appena ci saranno novità. 

Sempre superfelice,

-Andrea

lunedì 16 febbraio 2015

HOST FAMILY?... CE L'HO.

Ehilà! E' da un po' che non aggiorno, in realtà non avevo nulla da scrivere; ora invece ho un bel po' di cose da raccontarvi. Come avrete capito dal titolo di questo post, ho ricevuto la famiglia.. come mi sento? felicissimo, non sarebbe potuta andare meglio di così.
Credo di essere l'exchange student più autonomo al mondo. Si può dire che la famiglia me la sia trovata da solo.. Tutto è iniziato all'incirca una settimana fa: ISE aveva pubblicato la mia descrizione sulla sua pagina Facebook "ISE south west region" e tra i likes c'era una famiglia che mi ha colpito, sembrava la tipica famiglia del mulino bianco, allegra e numerosa. Poi ho visto che erano del Michigan. Il Michigan mi è sempre piaciuto, così li ho contattati per sapere qualcosa riguardo a questo stato, solo così, per il priscio di chattare in inglese con qualcuno.
Parlando con Tracy, la madre di famiglia, ho scoperto che loro abitano in Arkansas da sette anni. Mi ha parlato del Arkansas, della gente, della scuola e dei suoi figli e mi ha detto che ospiteranno un ragazzo brasiliano per il semestre che va da agosto a dicembre.
Mi ha detto anche che they were looking for a student to host for the whole year e quindi ha iniziato a chiedermi quali fossero i miei hobby, i miei interessi ecc.
Insomma, non ve la voglio fare lunga, hanno deciso di ospitarmi. Io sono contentissimo per un sacco di motivi: abitano in una città di 60.000 abitanti, perciò non passerò il mio anno in un luogo dimenticato da Cristo; la famiglia è molto accogliente, i ragazzi/bambini già mi considerano un fratello; fino a dicembre ci sarà un altro exchange student il che significa che sarà molto più facile ambientarsi nella nuova comunità e nell'high school avendo un coetaneo con cui poter parlare; una delle host sister è solo un anno più piccola di me e frequenta lo stesso liceo che frequenteremo io e il brasiliano; il piccolo host brother suona la batteria e non vede l'ora che gli insegni qualcosa (io studio batteria da quando avevo sei anni); trovatevi voi altri motivi, non me ne vengono più.
Ieri sera gli host siblings hanno voluto fare una chiamata skype, non vi dico come era excited il piccolo Jarret; correva da una parte all'altra della casa gridando <<i'm talking with my big brother!>>, mi faceva vedere come sa fare le bolle di sapone, mi mostrava i loro gatti (che sono dolcissimi), parlava americano alla velocità di 340 parole al secondo e pretendeva che io capissi qualcosa. 
La città nella quale vivrò si chiama Jonesboro e si trova al nord-est dell'Arkansas, il nome dell'high school invece è "Nettleton High school" e si trova per l'appunto nel Nettleton school district.
Alla famiglia piace passare del tempo insieme, fare passeggiate nei boschi, fare sport, guardare film mangiando popcorn, ascoltare musica e stare con amici.. Insomma, tipici passatempi americani, che non sono troppo diversi da quelli italiani se non si considera il fatto che negli USA si passa molto tempo in famiglia dato che quest'ultima è un valore essenziale per gli statunitensi. Inoltre mi hanno detto che la gente del sud è molto ospitale e cordiale, che vi è molta solidarietà, che tutti (o quasi) fanno il possibile per aiutarsi l'un l'altro, che si fa amicizia senza problemi e che appena scopriranno che c'è un italiano in città tutti vorranno conoscermi.....e fu così che rimase solo come un cane per 10 mesi.. no vabbè speriamo che vada tutto per il meglio. 
Per ora è tutto.

Ancora in fibrillazione,

-Andrea:)

sabato 7 febbraio 2015

NOVITA' INASPETTATE..

Avrei dovuto scrivere questo post due giorni fa ma non ero in vena, non ne avevo davvero voglia; come avrete capito dal titolo del post, ci sono delle novità, novità che non mi aspettavo, che mi hanno letteralmente spiazzato.
L'altro ieri stavo riguardando la mia application quando ad un tratto lo sguardo mi è caduto su una scritta in alto.



Region: South West.. Non avevo ben capito. All'inizio non avevo nemmeno realizzato dove fosse il South West.
Poi ci ho pensato meglio e...



No, non poteva essere. Mi sono precipitato su Google per vedere quale fosse questa benedetta regione South West. Ho visto che comprende gli stati che vanno dall'Oklahoma alla California. Avevo il cuore che mi batteva a mille. Ma non ero felice, non erano gli stati che mi aspettavo.
Poi sono subito andato sul sito della ISE SOUTH WEST REGION e ho scoperto che le famiglie provengono da un solo stato.. L'Arkansas.. E infatti sulla pagina Facebook della regione South West, tutti gli exchange sono in Arkansas.
"Beh, c'è un'alta probabilità di finire in Arkansas", ho pensato. Ho tirato un sospiro di sollievo. "Mi sto scansando il Texas, il New Mexico e altri stati che non mi ispirano per niente".

Stamattina mi sono svegliato e mi sono reso conto che i ragionamenti fatti nei due giorni precedenti non potevano essere più sbagliati. Arkansas, Texas, Illinois, Oklahoma.. ma cosa importa?! Il valore dell'esperienza non dipende di certo dallo stato. Per altro negli USA non ci sono mai stato perciò non posso sapere se i miei pregiudizi, i miei pensieri nei confronti di un determinato stato corrispondano a verità. E' stupido essere prevenuti. Ora mi sono reso conto che io lo sono, sono prevenuto. Ma è sbagliato. Perciò ho detto a me stesso che qualsiasi sia il placement sarò felice, felice di scoprire cosa quel posto ha in serbo per me.

In ogni caso sono consapevole che c'è un'alta probabilità di essere "spedito in Arkansas". Naturalmente, come chiunque avrebbe fatto, sono subito andato a vedere com'è questo stato.
"THE NATURAL STATE, THE LAND OF OPPORTUNITY", questo è il suo soprannome. Beh, che dire(?), guardando i paesaggi di questo piccolo stato me ne sono innamorato.
Ah, se vi steste chiedendo chi sia Gary.. beh, non lo so di preciso nemmeno io. Dovrebbe essere il mio local coordinator.
Ora devo solo aspettare, devo attendere un placement e una host family (che solo ora ho capito essere una delle cose più importanti di questa esperienza. Il luogo è solo una cornice).

                                                           Arkansas Landscape




Little Rock. la capitale



I pregiudizi operano a tuo vantaggio, in apparenza. Ti tengono lontano da persone cose e idee che non conosci e che ti potrebbero dare dei fastidi. In realtà, essi operano contro di te, impedendoti di andare alla scoperta di ciò che non conosci.
Wayne Dyer

-Andrea

mercoledì 28 gennaio 2015

STUDENT'S LETTER

Oggi, appena tornato da scuola, sono entrato sul sito della mia application e sulla homepage c'era scritto:

Your application is under review by ISE. If ISE denies your application due to missing or incomplete information, it will be first sent back to Interstudio Viaggi who may be able to provide the additional information. If Interstudio Viaggi is not able to provide it, it will be rejected back to you so you can provide the information and then resubmit it for processing. 
If ISE approves your application it will immediately be available for placement.


Bene, ora devo solo aspettare (non troppo spero).. Nel frattempo vi faccio leggere la lettera che ho scritto per la futura host family.


Dear host family, 
I'm Andrea, an Italian boy and I'm 16. 
I'm so happy to write this letter, I've been waiting for a lot of time and now I'm here, speaking about myself to the people that for 10 months will be my family. Before starting my description, I want to say that I hope you'll become a real family for me, I wish our relationship will be enduring, I'd like that at the end of this experience I'll be able to say:<< I have two families now >>. 
In this letter I'm going to write about my life in Italy, my hobbies, my friends, my family, my school and the reasons why I decided to become an exchange student. 
I live in a small town in the south of Italy, Castellaneta; there aren't a lot of things to do but I'm quite well here. I live in a flat with my dad, my mom and my sister. 
My dad is a professor and he works at the University of Bari while my mom is a physiotherapist. My sister attends the university, she studies law. 
I attend a scientific high school in Gioia del Colle (a town near Castellaneta) so everyday I catch the bus to go to school. 
I study a lot of subjects: Italian, maths, chemistry, biology, physics, English, Latin, art, history, philosophy, P.E. 
Italian school is very different from American one and sometimes it's very stressful. 
In the morning I get up at 6:30 and i take the bus at 7:10. The lessons start at 8:10 and finish at 1:10. I arrive home at 2:30 and after having the lunch I do my homework; sometimes I have a lot of homework to do and I finish late, so most of weeks I can go out with my friends only on Saturday and Sunday. 
On Monday and Wednesday I have music lessons: I play the drums (and study solfeggio) since I was 6 and I'd really like to keep playing during my exchange year. 
When I go out with my friends we walk in the center of the town and we go to a bar to eat something; if the weather is not good, we stay at someone's house to watch a film or just to spend some time together. The relationship that I have with my friends is fantastic, they are very nice to be with and I can consider them as a second family; 
I love sport and before starting high school I used to swim and play tennis but when the high school began I didn't have any free time anymore. Two other sports that i love are surfing and artistic gymnastics. 
My others hobbies are reading, listening to music, spending some time with my family in our country house and going to the cinema. 
I'm a lively boy, I like making friends, knowing new cultures and travelling. 
I love nature: in the summer i really like going to beach with my family (my parents, my sister, my uncles and my cousins) or my friends. I love the sea, i'd really like to see the ocean one day. When I'm sad i usually go for a walk on the beach alone and I immediately feel better; so I have a special relationship with the sea. I adore animals too. 
I'm very autonomous and free, my parents give me a lot of indipendence because they know that I'm a responsible guy. 
One of my most important feature that I want to underline is that I'm very open-minded; I can't stand racism, we are all equal and everyone must be respected, no matter if a person is white or black, gay or straight, christian or muslim. 
So I hope that I'll spend my exchange year in a place where the people are open-minded, where there isn't discrimination. 
The reasons why I decided to become an exchange student are several: I want to broaden my horizons, know the American school, live in an American family to discover all American traditions, improve my English, get more indipendent, see the differences between Italy and USA. I wanna spend an year in America even because I love the places that the US offers, all the big cities, the woods, the sea of California (country that i love) and a lot of other beautiful sites. 
One day I would like to move in the US. Living or attending the university in the US is my biggest dream. I'd really like to live in one of the most important American cities like Boston, Chicago, Philadelphia; but my real biggest dream is New York, the city of the opportunities, the city that doesn't sleep, the city of the highest skyscrapers. I really really love New york and every time i watch a film that is set in the big apple I get fascinated. If one day I move in the US I'll certainly live in NYC. 
This is me, my life, my passions and my dreams. 
I hope that this experience will be unforgettable, that i will learn a lot of things and that you'll enjoy this year with this italian exchange student! 
Thank you and best regards

-Andrea:)