New York

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martedì 29 dicembre 2015

La fine di un inizio e l'inizio di un nuovo inizio

È come il fuoco che si accende la notte di San Lorenzo in spiaggia. Il sole fa capolino all'orizzonte colorando il mare di rosa e arancio. Il fuoco intorno al quale hai trascorso la nottata non c'è più, eppure continui a fare attenzione a non calpestare la brace. Sai che ti scotteresti. 
I ricordi della mia America li evito proprio come evito la brace la mattina dell'11 agosto. Sbaglio. So di stare sbagliando.
Forse avrei dovuto scrivere questo post tempo fa, come spesso mi ha ripetuto mia madre che sembra aver apprezzato parecchio questo blog, invece ho procrastinato (e non per mancanza di voglia).
Anche dicembre sta andando via, lasciando in me quell'incredulità che provi quando durante l'ora di matematica guardi l'orologio e, stanco della goniometria, realizzi che sono passati solo dieci minuti.
I ricordi degli Stati Uniti tormentano la mia mente, la distolgono da quella che è tornata ad essere, con immensa malinconia, la vita di tutti i giorni.
Questo post non lo scrivo dalla mia cameretta americana, quella con il parquet impolverato ed il letto a castello; non lo scrivo dal luogo che ho tanto amato quanto disprezzato (e mi rimprovero, perché parlare di disprezzo è così triste). Questo post lo scrivo seduto sulla poltrona della mia scrivania con il sottofondo della sigla del TG1; lo scrivo in treno; lo scrivo, ancora una volta, stravaccato sul divano del mio salotto.
"Don't cry cause it's over, smile cause it happend", scrivono alcuni exchange student alla chiusura dei loro blog.
Non piangere per me è stato impossibile. Vi racconterò di un'America contraddittoria, di un'America tanto sognata quanto condannata, tanto idolatrata quando odiata, perchè, la medaglia, ha sempre l'altra faccia.
Il lato oscuro dell'America si è presentato a me in modo tanto improvviso, violento e crudele, da sconvolgere la mia vita e cambiarne svariati aspetti.
La vita americana sembrava essere fatta per me; ero in un film, ero nel più bello dei sogni, vivevo intensamente ogni singolo giorno della  mia avventura. Ma, ancora una volta, come dice la mia saggia mamma, quando tutto va troppo bene, devi aspettarti un fulmine a ciel sereno.
Mi sentivo oramai popolare nella mia high school, ero il ragazzo italiano che veste skinny jeans e cammina in modo cool. La gente mi salutava pur senza conoscermi, e i professori mi facevano domande sull'Italia. Ero l'italiano della Carrington High school e ne andavo fiero. Ogni giorno aspettavo con gioia la fine del quarto periodo, e non appena la campanella suonava, mi dirigevo verso l'armadietto per lasciare i libri e correre verso la mensa dove i miei amici mi stavano aspettando. Osservavo Candace mangiare la sua zuppa e parlare a bocca aperta; poi c'era Austin concentrato sulle sue patatine; ascoltavo Alli che mi descriveva il piatto del giorno; ridevo fissando Billy che rubava gli avanzi dai piatti degli altri; dopo il pranzo mi fermavo in corridoio a parlare con Aishlee, Jessica, Purple e altre sophmore (nessuno può immaginare quanto mi mancate). Si dice che farsi delle aspettative non sia che illusorio, eppure tutti hanno delle aspettative. Anche io ce le avevo e, sembrerà un'esagerazione, ma l'esperienza che stavo vivendo non stava per nulla deludendole.
È stato come toccare per mano, solo per un istante, la mia più grande ambizione e poi... boom, vederla sfuggire in in un istante ancora più breve e veloce. È stato come arrivare in cima, prendere fiato e poi precipitare verso il basso. "It's hard to swallow", avrebbe detto un americano... e lo avrei detto pure io che, mai quanto in quel periodo, mi sentivo per davvero parte di qualcosa...parte di quella America che stavo conoscendo.
Quel fulmine a ciel sereno è arrivato con tanta prepotenza, quasi a volermi dilaniare internamente.
Gli Stati Uniti sono quella nazione che tra  bianco e nero non ci vede il grigio; che sa  portare in alto i tuoi sogni, ma anche discriminarti; che si preoccupa più per la facciata generale dell'intero stato che per il singolo in quanto persona; che permette ad una coppia di omosessuali di metter su famiglia, ma che uccide per punire; che spesso se sei nero sei nella "merda" più di quanto non lo sarebbe un bianco; che crede in Dio, ma che ti permette di avere un fucile in casa e di usarlo quando ti pare e piace per fare una strage in un college o in un cinema; che "se stai male imbottisciti di psicofarmaci e falli prendere anche a tua figlia in crisi adolescenziale".
Ho vissuto da vicino alcune di queste contraddizioni presenti negli States, e per questo son tornato qui. A casa. A piangermi addosso per un sogno infranto. 
Agli Stati Uniti non interessa sapere le circostanze che ti hanno portato a determinate azioni o situazioni. C'è una costituzione, ci sono delle leggi; esse bastano per decidere del destino di un individuo. Una scritta su un pezzo di carta è sufficiente. La tua persona è secondaria, la tua vita non conta. 
Non importa per quale motivo un ragazzo straniero, senza ancora la sim americana per poter effettuare chiamate e con la consapevolezza di dover seguire determinate regole, si trovi nel garage di casa di una conoscente circondato da ubriachi mai visti prima in vita sua. Non importa di chi lo difende, non importa cosa egli abbia da dire, non interessa nemmeno sapere se il ragazzo in questione sia vittima o trasgressore. Ciò che importa è quella legge, quella stupida regola da applicare senza alcuno scrupolo. 
Se la persona in questione fosse vittima però, si va ad intaccare la tanto nominata dall'America felicità. E ancora altre contraddizioni.
Ricordo bene quella sera, quel senso di paura che sembra ormai, dopo quel momento, non avermi più lasciato. Ricordo l'arrivo di quella gente strana con alcolici in tasca, ricordo i loro visi assenti, ricordo i padroni di casa ballare con la vodka in mano, ricordo l'espressione del tipo per il quale, per un'improvvisa ed incontrollabile paura, ho ingerito quel goccio di birra.
Ricordo di quando si è sentito bussare alla porta, della polizia che è entrata, di quel panico che mi pervadeva, di quel numero... 0.001. Non è importato nemmeno di quel numero. Non è importato di nulla.
Ricordo ciò che è successo nei giorni seguenti. Lo ricordo ora e lo ricorderò per sempre. Alcune immagini non ci lasciano mai; forse la loro carica emotiva andrà via via scemando, ma quei ricordi saranno sempre lì, dentro di me... occupando disgraziatamente un posto d'onore nella mia mente.
Il buio della mia cameretta rispecchiava il mio umore. Fissavo per infiniti minuti la mia valigia, era ancora lì dove l'avevo lasciata quando ero arrivato. I battiti del cuore a momenti mi rompevano le costole. Quella valigia l'avrei dovuta riempire nel giro di pochi giorni. Non ci credevo. Volevo solo addormentarmi e svegliarmi quando tutto questo sarebbe terminato. Piangevo, pensavo di aver esaurito tutte le lacrime...e invece ora, con assoluta certezza, posso dire che di lacrime ne ho ancora tante.
L'arrivo del nuovo anno si avvicina e non posso che sentirmi nel luogo sbagliato, pieno zeppo di delusioni e voglioso come non mai di prendere un aereo e partire. Non so per dove, solo partire.
Lo scorso capodanno è stato particolarmente magico; era l'anno della partenza, della realizzazione del sogno.
Non posso dire che questa esperienza finita tanto tristemente mi abbia tarpato le ali. Direi, anzi, che il mio spirito esploratore, la mia voglia di conoscere e viaggiare il mondo si sia duplicata.
Partite, partite alla scoperta del mondo in cui viviamo. L'America mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato che il viaggio ti fa sentire vivo. Per la prima volta ho sentito di stare vivendo intensamente. Ho ancora la pelle d'oca ripensando al momento nel quale, atterrando a Chicago, il mio sguardo ha catturato lo skyline della città elegantemente velato dalla nebbia. Non ero in un film; era la vita reale. C'eravamo solo io e la magia di quel momento. 
Partite perché nient'altro saprà regalarvi simili emozioni. 
Partite perché vi sentirete ricchi pur passando le notti in un hotel a tre stelle cadenti.
Partite perché la vita è troppo breve per essere trascorsa nello stesso luogo.
Partite perché il mondo è pieno di colori e sapori da scoprire.
Partite perché non c'è nulla di più bello che preparare le valigie.
Partite per aprire la vostra mente.
Partite perché non esiste luogo più magico di un aeroporto.

Partite senza pensarci due volte, senza pensare alla destinazione, liberi da pregiudizi e stereotipi. 
Partite perché, in fondo, viaggiare è come sognare-

Ho imparato che sognare porta sofferenza. Ma la vita, proprio come la mia America, mostra sempre il lato oscuro di sé stessa, impossibile negarlo... tanto vale sognare.



 "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi"

I miei occhi sembrano essere ancora quelli verdi di sempre... eppure, guardandomi allo specchio, vedo un nuovo me. Eppure, guardandomi attorno, vedo un nuovo mondo.

Ora e per sempre,

- Andrea, exchange student in North Dakota, USA

sabato 26 settembre 2015

HOMECOMING WEEK

26 Settembre 2015,

E' oramai passato un mese e mezzo dal mio arrivo in America.
E' passato un mese e mezzo e già, con indescrivibile tristezza, penso a quando dovrò lasciare questo posto.
Da un mese e mezzo la mia vita è cambiata.
La mattina vengo svegliato dalle urla delle mie sorelle che litigano tra di loro perché non riescono a trovare  vestiti, non più dall'odiosa sveglia del cellulare; per andare a scuola non prendo più il pullman, uso la bicicletta; la mia famiglia è composta da cinque persone, non più da quattro; conosco tutti e tutti mi salutano, ora vivo in un paesino di meno di 3000 abitanti; la pizza non la mangio più con mozzarella e salame, ma con cheese and pepperoni; a scuola ho un armadietto, devo cambiare classe ad ogni ora, e mettere la mano sul cuore rivolgendomi verso la bandiera, quando il coro canta l'inno americano. Il sabato non vado più a scuola,  durante la settimana non pranzo più a casa, la televisione non la guardo più in italiano.
La mia vita ora è diversa, e non la cambierei per nulla al mondo.
Per la prima volta mi sento davvero parte di qualcosa. Ciò che manca in Italia è il senso di unione, comunità, solidarietà. La settimana dell' homecoming, che si è appena conclusa (sono appena tornato dall'Homecoming dance... è l'1 di notte, già), mi ha fatto capire quanto gli studenti della mia scuola siano orgogliosi di farne parte, quanto ci tengano al concetto di squadra, quanto ritengano importante la solidarietà.
Sentirsi parte di una comunità scolastica ti aiuta a capire che a scuola non ci vai solo per scaldare la sedia e ascoltare ciò che gli insegnanti dicono; la scuola non è solo questo.
Questo pomeriggio (o forse dovrei dire 'ieri pomeriggio'?) la banda della scuola, di cui faccio parte, ha suonato prima della partita di football. Il cielo arancione faceva da sfondo alla sventolante bandiera a stelle e strisce verso la quale tutti si sono rivolti quando Mr. Brown ha dato l'attacco. L'inno americano inizia, e non importa cosa tu stia facendo; ora devi solo mettere la mano sul cuore; ancora una volta senso di comunità, questa volta più in grande, una nazione. Questo è il patriottismo americano.
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Avrei voluto concludere il post la scorsa notte, ma gli occhi mi si chiudevano.
Il motivo di tanta stanchezza era dovuto all'Homecoming dance.
Se frequenterete una high school americana, uno dei periodi più pazzi e divertenti dell'anno, uno di quelli che sono davvero da film americano, è la settimana dell'Homecoming.
Durante questa settimana gli studenti vengono a scuola vestiti in modo più che bizzarro, questo perché ogni giorno ci si veste a tema.
Questi erano i temi della mia scuola:
Monday- flood day
Tuesday- toddlers day
Wednesday- senior citizens day
Thursday- multiplicity day
Friday- spirit day
Bene, posso assicurarvi che se ne vedono di tutti i colori.
Il venerdì, ultimo giorno dell'Homecoming Week, è dedicato a "gasare" la squadra di football della scuola che nel pomeriggio gioca una partita contro un'altra scuola; perciò nelle ultime due ore c'è il cosiddetto 'pep rally', che consiste nel ballo dei senior (noi senior ci siamo cimentati in una coreografia ballando davanti al resto della scuola), discorso del coach di football, canzoni per incitare la squadra di football e giochi stupidi ma divertenti come sleeping bags o tennis ball. E' stata sicuramente una giornata scolastica divertentissima.
Di pomeriggio tutta la scuola, professori e preside compresi, sono seduti sugli spalti per guardare il tanto atteso football game. Dopo che la banda suona alcuni brani tra cui l'inno americano, il match inizia.
Quando la partita finisce si dà inizio alla festa. La mensa della scuola è stata trasformata in una pista da ballo con tanto di luci da discoteca. Quando a mezzanotte la festa finisce, sei distrutto.
This was my Homecoming Week.
Poi c'è il sabato, niente scuola. Compiti, relax, famiglia e amici. Credo che ora sia il momento dei compiti.

Reduce da una pazza, esilarante e divertentissima Homecoming week,

-Andrea



giovedì 10 settembre 2015

ITALOAMERICANO

Le settimane passano, e pian piano comincio ad abituarmi a tutto ciò che mi circonda. Mi sembra oramai normale passeggiare per le strade di Carrington e ogni tanto vedere gli scoiattoli che saltellano nei giardini delle case.
Già sento che questa cultura sta entrando a far parte di me, mi sta cambiando. 
Non sono più solo italiano, mi sento parte di questo posto. 
Ogni giorno è una sfida, una sfida a fare meglio con l'inglese, a mettercela tutta per le amicizie, ad accettare le sconfitte, ad immergersi ancora più a fondo nella cultura americana.
Ci vuole impegno, ma alla fine si viene ripagati. I successi ci sono in tutti i settori: amicizia, famiglia, scuola, inglese. Ma procediamo con ordine...
Inizierei col parlare di quella che è la situazione familiare; Devo veramente tanto alla mia hostfamily! mi sento parte della famiglia e, anche se a volte i miei fratelli litigano un po' troppo tra di loro, non potrei chiedere di meglio. La mia mamma ospitante mi ha aiutato a realizzare il sogno della graduation, l'hostdad mi rallegra le giornate con il suo umorismo, e i miei tre fratelli mi fanno divertire un mondo... sono loro il fulcro familiare, le persone con cui passo più tempo.
La comunicazione in famiglia è essenziale; mai avere paura di domandare o dire qualcosa (permesso per uscire, aiuto con i compiti, eventuali problemi ecc.). Queste persone rappresentano il tuo punto di riferimento, sono la tua famiglia, e come tale vanno trattate. Più mi apro con loro, più vedo che le cose vanno meglio, che quei piccoli problemi che c'erano, spariscono uno alla volta.
Della scuola ho già parlato nel post precedente, qui mi limiterò a dire che procede tutto bene, che devo solo migliorare nell'ascolto. La scuola americana è la scuola americana. Non può non piacere.
Ecco, parlavo dell'ascolto... e qui arriviamo al discorso "inglese"... All'inizio non è semplice; la pronuncia americana è quella che è, capire ciò che la gente dice non è sempre una passeggiata, e esprimersi a volte crea qualche problema. I 9 e 10 in inglese non contano; ritrovarsi a dover comunicare e affrontare qualsiasi discorso in inglese è tutta un'altra cosa. Noi italiani le lingue non le sappiamo nemmeno studiare, so... Comunque non posso lamentarmi, qui mi dicono che il mio inglese è buono, non sto avendo grossi problemi.
Ciò di cui non ho ancora parlato sono le amicizie. Se si parte dal presupposto che qui i ragazzi sono davvero gentili, disponibili e simpatici (la maggior parte), se ne ricava che fare amicizia non è un problema. Ogni volta che esco con qualcuno è una soddisfazione. Ogni volta che conosco gente nuova mi congratulo con me stesso. A scuola saluto metà degli studenti, gli amici ce li ho e credo che quando arriverà il momento di tornare a casa (hey, sono già a casa), sarà difficile salutarli. Credo che alcuni di loro rappresenteranno una fetta importante della mia esperienza, altri rimarranno amici superficiali, altri solo conoscenti. Comunque sia, i ricordi di un posto sono spesso legati alle amicizie/alla gente... proprio per questo ce la sto mettendo tutta. Voglio creare dei rapporti speciali, quei rapporti che quando tornerò in Italia potrò dire "loro sono i miei amici americani".

Non più solo italiano, ma italoamericano...

-Andrew

P.S. Ieri sera noi senior (non tutti, eravamo una decina) ci siamo riuniti a casa di un'amica per organizzare la coreografia per l'Homecoming dance. Tutti i senior dovranno ballare, perciò ieri abbiamo iniziato a provare. It was so funny!! Son curioso di vedere come sarà la settimana dell'Homecoming, non so cosa aspettarmi :')


sabato 29 agosto 2015

Scuola americana: prime impressioni

E' notte fonda qui a Carrington.
Ancora non riesco a credere che la prima settimana di scuola sia terminata.
Ricordo quanto strano sia stato il giorno prima della partenza. E' difficile spiegare ciò che si prova, solo chi ci è passato sa come ci si sente quel giorno.
Sono Arrivato qui il 14 agosto; sono passati solo quindici giorni, eppure mi sembra di essere in America da una vita, l'Italia sembra un ricordo lontano, casa mia è anche questa ora.
La scuola: che dire (?), la scuola americana è proprio come te la immagini.
Il preside è simpatico e più che disponibile, i professori son gentili e divertenti, ogni aula è perfettamente attrezzata, la palestra è amazing.
Mi sembra di essere in un film... precipitarmi all'armadietto quando suona la campanella, pranzare con gli altri senior, andare girando per la scuola con il mio MacBook (sì, qui ogni studente ha un MacBook/iPad), essere nella banda della scuola con il mitico Mister Brown... insomma, questo è l'inizio della mia avventura. Questo è l'inizio del mio sogno. Sono felicissimo, non cambierei nulla della mia situazione.
A scuola il mio livello di popolarità è parecchio alto (applausi), la gente dice che sono cool (probabilmente perché sono uno dei pochi che non si presenta in classe con ciabatte e calze), tutti mi salutano senza nemmeno conoscermi, mi gridano "ciao" nel corridoio e aspettano di vedere la mia reazione... aahhh, americani!
Ma parlando seriamente, credo che il sistema scolastico italiano abbia molto da imparare da quello americano. La scuola italiana non fa altro che ammazzare la curiosità, nauseare gli studenti, renderli schiavi di un libro, terrorizzarli con verifiche e interrogazioni. Come possono pretendere che qualcuno, a settembre, alla tipica domanda "sei felice di tornare a scuola?", risponda di sì?
Bene, qui molta gente è felice di andare a scuola. Il fatto di cambiare classe ad ogni periodo ti aiuta a conoscere più gente (non limitando le tue amicizie ai componenti della classe, come in Italia), l'ambiente scolastico attrezzato e pieno di strumenti e risorse per i ragazzi stimola la voglia di fare (in Italia siamo stimolati dall'intonaco che ci cade in testa dal soffitto).
La scuola, in quanto luogo educativo (e non solo luogo dove essere riempiti di nozioni, formule e date), dà agli studenti la possibilità di scegliere fra numerose attività extra-scolastiche (in Italia abbiamo i famosi PON che puntualmente vengono eliminati per mancanza di fondi); inoltre, tutto ciò che la scuola fornisce è gratis (come libri, strumenti elettronici e partecipazione a sport e club pomeridiani). In Italia non abbiamo nulla e dobbiamo spendere ogni anno i soliti 200 euro per i libri.
In conclusione gli americani, anche se meno preparati di noi (che purtroppo siamo costretti ad essere preparati), affrontano gli studi con un metodo didattico stimolante e decisivamente migliore del nostro, metodo che riesce perfettamente ad unire la pratica e la teoria (se non ho capito male, nella classe di biologia dissezioneremo un gatto).
La scuola italiana è solo un voler far vedere; facciamo vedere che abbiamo i laboratori di scienze e fisica (ma nel corso dell'anno non ci entriamo una volta), facciamo vedere che abbiamo delle rigide regole (e poi a ricreazione stanno tutti a fumare, pure quelli di 14 anni), che abbiamo le lavagne elettroniche (e i professori non sanno usarle), che abbiamo l'alternanza scuola-lavoro (come se bastasse a darci un'idea di cosa è il mondo del lavoro). Continuiamo a far vedere, quello ci viene bene.
Ma cambiamo discorso. Oggi è sabato (teoricamente è già domenica ma vabbè) e ho trascorso la giornata con la mia hostfamily all'acquapark di Bismark. Mi sono divertito molto, mi piace passare del tempo con loro.
Stasera abbiamo approfittato della giornata calda per dormire in giardino, in tenda.
Ed eccomi qui. Nella tenda. Con il mio MacBook (<3).
Il film Horror l'ho visto, il post l'ho scritto... credo di potermi mettermi a dormire.

Fiero di essere un exchange student,
Da Carrington...

-Andre

martedì 18 agosto 2015

GOOD MORNING AMERICA

13/08/2015
Ho sempre pensato che gli aerei siano aggeggi magici, capaci di rendere il mondo una pallina, di farne una fitta rete, di realizzare i sogni; eccomi qui a realizzare il mio... l'euforia e la felicità hanno preso il controllo di me, sento che nonc'è posto migliore dove potrei essere, sono in aereo. E non lo dico perché mi piaccia mangiare la pasta scotta dell'American Airlines, no. Perché amo rendere il mondo una pallina, adoro l'idea di essere in mezzo alle nuvole, diretto a Chicago.
Mi sento bene, benissimo. Sono pronto a iniziare questa nuova vita, a lasciarmi alle spalle tradizioni e abitudini italiane per conceder spazio ad un'altra cultura.
Le sensazione che provo fanno sì che a volare non sia solo il corpo, ma pure la mente. Vola fra aspettative, ricordi, volti.
Si vola. Mi convinco sempre più della mia scelta e mi auguro il meglio.
Guardo con gli occhi del domani e vedo un me arricchito, più forte.
Let this experience begin...

In volo per Chicago, felice come non mai,  pensatore...

18/08/2015
È un'America che mi stupisce ogni giorno, che mi fa crescere, che mi fa capire cosa gli italiani dovrebbero apprezzare della nostra cultura e cosa, invece, dovrebbero assolutamente imparare dagli statunitensi.
Ma non posso parlare degli USA in generale, posso parlarvi di Carrington, ND.
Carrington è un paesino incantevole popolato da gente magnifica, piccolo ma carico di un'atmosfera poetica (oltre che pieno di cose da fare). Questo posto mi piace da impazzire, amo girare per le strade di Carrington in bicicletta, andare a giocare a basket con mio fratello, vedere la gente che ti saluta senza conoscerti, fare amicizia con le bagnine della piscina comunale estiva. Sto amando anche la mia famiglia, tipica famiglia americana, sempre allegri, ospitali al massimo, gentili, tremendamente esilaranti. Amo cenare con loro, mangiare i waffles con lo sciroppo d'acero a colazione, parlare delle differenze tra Italia e Stati Uniti. Sono negli Stati Uniti, è ancora difficile crederci.
Questo è il mio primo post transoceanico, quattro giorni dopo un volo intercontinentale di undici ore.
Ringrazio i miei genitori per avermi supportato in questa magnifica esperienza, sta andando tutto benissimo. Mi sento parte di questo posto, di questo mondo tanto noto a noi europei (grazie a film e e social network), quanto sconosciuto poichè diverso dall'immaginario comune.
Cerco di non sprecare nemmeno un minuto di questo exchange year, cerco di diventare un vero americano, ma continuando ad avere il mio accento italiano che sembra piacere molto alla gente di qui.
La scuola inizierà tra una settimana, sono felicissimo. Il preside è gentilissimo, farà il possibile per farmi ottenere il diploma.
Avrò il mio MacBook... già, qui ogni studente ha il suo computer. La scuola sembra stupenda, la palestra è mozzafiato (le altre aule erano chiuse perciò dovrò aspettare l'apertura della scuola per vederle). Oh, avro anche il mio locker.
Credo che per ora sia tutto...

Ansioso di iniziare la scuola, felicissimo di essere qui, vero americano...

-Andrew:)



lunedì 10 agosto 2015

Eccomi qui... a 3 giorni dalla partenza

Caro blog,
Non riesco ancora a credere che questa magnifica esperienza stia davvero per iniziare... Giovedì parto, destinazione North Dakota. La hostmom mi ha scritto che supererà i suoi problemi di salute, tutta la famiglia non vede l'ora che arrivi giovedì per conoscermi.
È difficile credere che siano passati così tanti anni dalla prima volta che ho pensato (e sognato come solo un ragazzino di 12 anni sa fare) di trascorrere un periodo del liceo negli Stati Uniti d'America.
Il tempo ha lasciato con sé cambiamenti, rimorsi, sbagli, momenti meravigliosi e ora sembra essersi fermato. È fermo. 10/08/2015. Ho la sensazione che manchi ancora troppo tempo alla partenza, forse devo ancora realizzare. Non sono in ansia, solo felice. Triste? Non troppo. È una sorta di tristezza offuscata, sovrastata dalla felicità.
Questo è ciò che provo a meno di tre giorni dalla partenza, a meno di tre giorni dall'inizio. Le valigie mi stanno occupando parecchio tempo, devo ancora finire di prepararle e ho parecchia gente da salutare tra amici e parenti.
Ieri sera sono andato con la mia comitiva di amici in spiaggia, abbiamo trascorso la notte lì come da tradizione per la notte di San Lorenzo. Mi mancherà quest'estate, mi mancheranno loro.
Domani saluterò tutti i miei parenti. I "ci vediamo l'anno prossimo" dovrebbero rendermi consapevole di ciò che sto per fare, ma niente. Solo la mattina del 13, forse, arrivando in aeroporto, aprirò gli occhi, realizzerò che quello che, per troppo tempo, ho considerato un sogno, ora è realtà.

Eccomi, a tre giorni dalla partenza...

-Andrea

P.S. i miei voli sono:
Bari-Roma
Roma-Chicago
Chicago-Fargo

giovedì 30 luglio 2015

LA SFIGA MI PERSEGUITA

Cara estate, estate che mi rendi tanto felice e allo stesso tempo mi riempi di notizie cattive... sei già a metà del tuo percorso. Siamo in periodo di partenze, gli exchange student sono pronti.
Ci sono loro, le valigie, il passaporto e l'America ad aspettarli.
Senti che qualcosa sta per sconvolgere la tua vita, provi sensazioni mai provate prima, ti senti forte e debole allo stesso tempo, felicità e malinconia lottano dentro di te, ma a vincere è la gioia; la gioia che si prova in aeroporto quando, con la mente offuscata da mille pensieri contrastanti, realizzi che il sogno è ufficialmente iniziato.
Cara estate, mi porti su in cielo e subito dopo mi scaraventi giù in mare. Ti amo e ti odio.
Ma era proprio necessaria quest'altra bad news? Avevo la famiglia. Mi avevano detto che avrei seguito la mia vecchia hostfamily in North Dakota... stavo già pensando a come fare per resistere al freddo glaciale di quel posto, quando...
Tac. La hostmom ha problemi di salute, non possono più ospitare.
Siamo di nuovo punto e a capo, sono qui seduto a scrivere questo post senza sapere (ancora una volta) la mia destinazione.
La voglia che ho di partire è inimmaginabile. Tutti quelli che mi dicono di non pensarci troppo non capiscono, non sanno come ci si sente quando solo pochi giorni ti separano dall'inizio di un'esperienza così grande.
In questi giorni dovrei studiare matematica per recuperare tutto ciò che non ho fatto durante l'anno (la matematica non sarà mai il mio mestiere lalalala), ma non ho davvero voglia ed ecco che mi metto a studiare storia americana. Mi piace tantissimo scavare nel passato e capire quali sono stati gli avvenimenti che hanno portato gli Stati Uniti a diventare ciò che sono attualmente.
Questo è tutto ciò che posso fare per il momento, storia americana. Di americano non ho nient'altro, né un paese, né una famiglia, né una scuola. C'ho il visto, mi faccio bastare quello.

Sempre, costantemente e perennemente in attesa di novità,

-Andrew